Pagine Incise 2004

Pagine Incise

Giacomo Soffiantino

Giacomo Soffiantino è nato a Torino nel 1929, città dove vive e lavora. Ha frequentato l’Accademia Albertina, allievo di Francesco Menzio, di Aldo Bertini e di Mario Calandri. Ha insegnato al Liceo Artistico e all’Accademia. Esordisce partecipando alla mostra “Sette pittori torinesi” nel 1955, alla galleria Girodo di Ivrea e alla Galleria San Matteo di Genova, con la presentazione di Enrico Paulucci, e alla mostra “Niente di nuovo sotto il sole” curata da Luigi Carluccio alla galleria La Bussola di Torino. Nel 1956 espone a Milano, alla galleria Il Milione, insieme a Merz, Ruggeri e Saroni, presentato da Luciano Pistoi. Partecipa alla Biennale di Venezia nelle edizioni del 1956, 1958, 1964 e 1972, anno in cui viene inserito anche nel Catalogo della Grafica. Nel 1964 è invitato alla Biennale di San Paolo del Brasile, e successivamente espone anche in Argentina, Usa, Austria, Francia, Grecia, Germania e Svizzera. Nel 1985 la Regione Piemonte e la Città di Torino gli dedicano una mostra antologica al Palazzo della Regione in Piazza Castello e nella sede del Piemonte Artistico e Culturale. Altre prestigiose mostre a Lissone nel 1988, Alessandria nel 1989, al Palazzo Ducale di Venezia nel 1993, a Casal Beltrame nel 2000 con lo scultore Augusto Perez. Ancora la Regione Piemonte nel 2002 gli dedica una grande mostra antologica nelle Sale Bolaffi. Intensa e sempre parallela a quella della pittura la sua attività incisoria. Vincitore del primo Premio Biella nel 1963, riceve il Premio Soragna nel 1966, il Premio Pescia nel 1968, il Premio Cittadella nel 1970 e, alla II Biennale internazionale di grafica a Firenze nel 1970, il Premio Rai, e così, in seguito, nelle più importanti rassegne internazionali, fino al Premio Santa Croce del 2003 e alla prestigiosa mostra nell’Istituto Italiano di Cultura di Edimburgo del 2004.

Critica

Ieri Armando Donna e Mario Calandri, oggi Giacomo Soffiantino. Casa Felicita a Cavatore rinasce scrigno di incisori. Quello che poteva restare estemporale pretesto d’incontro con i fogli dei maestri dell’acquaforte diventa appuntamento atteso e occasione di studio, con la partecipazione diretta dei protagonisti di questa tecnica raffinata. Giacomo Soffiantino presenta a Casa Felicita, insieme alle sue pagine incise, il catalogo generale di tutta la sua opera incisoria, un volume prezioso, arricchito dalla introduzione di Nico Orengo, che ne ripercorre tutta la carriera artistica, e che sarà fondamento indispensabile per ogni ulteriore futuro approfondimento storico e critico al suo lavoro. Non solo: in una apposita sala viene rappresentato quello che è il processo per trasformare un pezzo di metallo, una lastra di rame o di zinco lucidata a specchio, in una matrice finita, scavata, corrosa dall’acido, pronta a ospitare l’inchiostro e ad essere passata sotto il torchio per la stampa calcografica. E accanto agli strumenti per l’opera alchemica che compie l’incisore, tutti i passaggi per definire, della figura tracciata, l’aspetto artistico, tutti i cambiamenti, le correzioni, le modificazioni che l’artista apporta alla lastra prima di apporre sull’ultima prova dello “stato” definitivo il fatidico “bon à tirer”, infine si stampi! Giacomo Soffiantino è uno dei principali protagonisti del mondo dell’acquaforte: l’amico di Calandri, il maestro di una generazione che da lui ha potuto apprendere, insieme al mestiere, la filosofia e l’etica dell’uomo e dell’artista, e che di tutto questo gli sono grati. Sono presentate a Casa Felicita le tappe principali della sua carriera, dalle prime prove al Premio Biella, che nel 1963 lo costrinse alla ribalta, dai tondi del Premio Rai ai fogli che l’anno visto laureato al Premio Santa Croce nel 2003. Non vi è stata rassegna di incisioni al mondo che non lo abbia invitato, protagonista, ad esporre, che non gli abbia dedicato un riconoscimento particolare. Una mostra completa dunque, questa di Cavatore, intitolata all’incisione nella più completa accezione del termine: dedicata a chi, partendo dall’idea, sotto l’impulso dell’emozione, attraverso l’ingegno, per mezzo della manualità, sa lasciare un segno, e lo trasforma in arte. Gianfranco Schialvino

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